Il Mago del Bipensiero

Ho denunciato il preside del Liceo Tasso Achille Acciavatti.
 
 

In relazione alla vicenda che mi vede, purtroppo, coinvolto dopo le esternazioni del preside Prof. Achille Acciavatti e al fine di fornirvi una corretta ricostruzione dei fatti, ho ritenuto opportuno inviarvi questa mia memoria.

 

 

Il giorno 5 Maggio 2008 il preside del liceo classico Tasso Achille Acciavatti entra nella classe terza sezione H durante lo svolgimento della quinta ora di lezione, l’ora di latino. Immediatamente procede ad un racconto che definisce sin dall’inizio “penoso” e “assai grave” riguardante un fatto che sarebbe avvenuto il 29 aprile in una fascia oraria che va dalle 12 e 15 alle 12 e 30 (ribadisce tali orari più volte). Il suddetto preside avrebbe preso un autobus della linea 360 in direzione Piazza Zama per recarsi in un altro istituto di cui ha la reggenza e avrebbe individuato nel tragitto, fra i passeggeri, un suo studente, che dichiara di conoscere e che dichiara presente in classe. Giunti alla fermata dell’autobus di fronte alla Coin di Piazza S.Giovanni, lo studente gli si sarebbe avvicinato e gli avrebbe chiesto: “Lei è il preside del Tasso?”. Ricevuta la risposta affermativa, lo studente avrebbe sputato al suo preside, lo avrebbe ingiuriato con epiteti come “mafioso”, “coglione”, “bastardo”; sarebbe dunque sceso dalla vettura tenendosi i genitali tra le mani in un osceno gesto di ingiuria, sarebbe rientrato nell’autobus per risputare nuovamente al Direttore Scolastico, stavolta mancandolo. Quindi sarebbe uscito definitivamente dall’autobus. In classe, il Preside Acciavatti dichiara di poter dimostrare il fatto potendo contare su quattro testimoni e di contare su una confessione dello studente in questione; in caso di mancata confessione, dichiara di avere l’intenzione di procedere per vie penali e di voler dimostrare nelle aule giudiziarie l’accusa rivolta allo studente.

Concluso il racconto, il preside chiede agli alunni presenti chi di loro non fosse stato presente a scuola in quell’ora di quel giorno. Alzo la mano: infatti non ero presente a scuola quel dato giorno in quella data ora poiché avevo dovuto recarmi alla Banca delle Marche a Piazza Colonna per ritirare un assegno di 800 euro da consegnare a mia madre, impossibilitata a muoversi e a camminare per via della convalescenza seguita a un intervento chirurgico.

Faccio presente di essere uscito da scuola con regolare permesso e spiego al Preside, per quanto non fossi obbligato a farlo, per quale motivo fossi uscito e dove mi trovassi nell’ora incriminata. Visto l’atteggiamento accusatorio del preside, che prima accoglie con un’esclamazione compiaciuta (“ecco!”) il mio gesto di alzare la mano a domanda, poi ripete continuamente di essere un fisionomista, infine mi chiede più volte di dirgli com’ero vestito quel giorno, gli faccio presente con fermezza di potere tranquillamente provare di non essere stato io a commettere il fatto, di non possedere il dono dell’ubiquità e di avere prove certe della mia innocenza. Gli spiego inoltre che non utilizzo mai i mezzi pubblici poiché posseggo un motorino funzionante, che non avevo alcun motivo di prendere un autobus in quella direzione, che soprattutto considero infamanti e lesive della mia dignità accuse di tal genere, presentate in pubblico senza la benché minima prova (anzi, le prove le ho io, della mia innocenza) e corredate di minacce del genere di “ti faccio ripetere l’anno” e “ti posso rovinare”.

Perché uno studente qualsiasi, senza alcun motivo di astio per il suo preside, a un mese dall’esame di Stato, avrebbe dovuto comportarsi in maniera simile, per di più a volto scoperto?

Che motivo avrebbe avuto di chiedere a quel signore sull’autobus, che conosce da cinque anni, e che ha incontrato più volte faccia a faccia, se fosse effettivamente il suo preside?

Con quale coraggio si sarebbe ripresentato tranquillamente a scuola sapendo bene di essere stato riconosciuto?

Nella discussione, durata più di un’ora, il preside non dà alcuna risposta alle mie domande, che pure pongo ripetutamente, con estrema decisione ma senza mai ingiuriare la controparte, nel più pieno rispetto dell’autorità che il preside rappresenta e soprattutto nel rispetto civile che nutro verso le altre persone.

Il preside ribadisce, poi, di non aver ancora accusato formalmente nessuno in particolare, ma poiché appare palese a tutti che si stia riferendo a me, gli chiedo con garbo per quale motivo non mi abbia ancora accusato formalmente e che senso abbia formulare un’accusa di tale gravità di fronte alla classe intera. La risposta è quantomeno trasparente: “tu mi hai offeso pubblicamente,io ti accuso pubblicamente”.

A distanza di qualche giorno dal fatto non è arrivata alcuna denuncia penale né il preside ha compiuto altri passi nella direzione da lui intrapresa quel giorno.

Mia madre è stata convocata negli uffici della presidenza (e perciò costretta a sfidare il dolore e i pareri dei medici che le consigliavano di non alzarsi dal letto) dal Direttore Scolastico il giorno 15/5.

Il preside ha perseguito con la sua tesi e, quando mia madre gli ha fatto presente che esistono prove che dimostrano che non potevo trovarmi in quel luogo in quell’ora, ha di fatto cambiato l’impianto accusatorio spostando l’ora dei presunti fatti alle 13.00. Ora nella quale mi trovavo a casa mia proprio con mia madre e con mia nonna.

Il preside comunica quindi a mia madre di voler convocare un consiglio di classe per prendere provvedimenti disciplinari a mio carico (espulsione, sospensione ecc), per quanto relativi a fatti  per i quali non ho alcuna responsabilità e comunque riguardanti luoghi esterni all’edificio scolastico.

Dichiara inoltre di volermi convocare per un colloquio privato con lui di lì a pochi giorni, accogliendo una mia insistita richiesta.

Stante l’accusa infamante e inverosimile, oltre che facilmente confutabile e preso atto del clima velenoso e pesante venutosi a creare intorno a me proprio a poche settimane dagli scrutini e dagli esami, ho ritenuto opportuno informare il consiglio di classe dei suddetti fatti per richiedere chiarimenti e delucidazioni in merito all’accaduto.

Poiché, inoltre, sono in grado sia con testimoni e soprattutto con documenti certi e incontrovertibili di respingere ogni tentativo di ledere la mia reputazione, Vi comunico che mia madre si è rivolta al Prof. Avv. Guido Calvi perché valuti quali iniziative sia opportuno intraprendere per la migliore mia tutela.

 

Cordiali saluti,

 

David Gallerano

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Il Mago del Bipensiero

  1. claudia ha detto:

    che gran fijo de na mignotta!!!!cazzo quanto lo odiogli auguro la morteciao david

Lascia un commento